Siamo tutti in marcia verso qualcosa

Lungo il cammino le strade romane sono molto pittoresche da percorrere e trasudano passi di anime in ricerca, ma si rischiano storte e distorsioni a causa dei sassi troppo dissestati. Si raccontano tante storie sul cammino. Molte false (per la maggior parte), altre vere. Si tratta di un’esperienza profondamente individuale, nella quale tipo e velocità di passo devono essere assolutamente calibrati secondo un metro di giudizio puramente personale: basta un passo più lungo del proprio per rovinarsi l’intera marcia. Il cammino ha la sua selezione e non è così clemente. Saltare le tappe, unirle o esagerare per un giorno solo, può creare problemi seri e, questo Tatiana lo sa. I nemici numero uno di un pellegrino sono vesciche e tendinite. Tutti soffrono di almeno una delle due problematiche. Poi c’è chi prende il cammino per una gara a tempo, ce ne sono molti, ne abbiamo visto. Eppure, la fatica dei primi giorni lascia il posto ad uno stato d’animo rinnovato, per il quale 20 km di marcia diventano per così dire una sorta di passeggiata. I pregiudizi e i sospetti nei confronti dell’altro scompaiono: posso tranquillamente testimoniare che sul cammino non ci sono né classi sociali né etichette. Siamo tutti in marcia verso qualcosa e abbiamo deciso di non nasconderci nulla a vicenda. Abbiamo deciso di aiutarci sempre e sinceramente non tanto perché colti da uno spirito di solidarietà, quanto perché sappiamo che un sostegno dato oggi, può essere prezioso riceverlo domani.

Si vedono posti e paesaggi meravigliosi. Dalle incantevoli cime dei Pirenei francesi immersi nella nebbia mattutina, si travalica in Navarra, dove si attraversano boschi di faggi e roveri che danno sollievo dai tratti soleggiati. Poco dopo Pamplona si entra nella Rioja, una zona vitivinicola dal caratteristico terreno argilloso che stupisce per la vastità dei suoi campi già mietuti. I villaggi in cui sostare sono piccoli paesi di persone autoctone, nel vero senso della parola: si tratta di viuzze che sarebbero già da tempo scomparse senza gli introiti portati dai pellegrini. L’autenticità e l’intensità delle loro usanze, offerte con orgoglio ai viaggiatori, sono del tutto incontaminate e mai verrebbero scoperte con mezzi di trasporto che non fossero gambe. Ognuno con la sua leggenda: qui le strade brulicano di aneddoti di come Ferragut venne abbattuto da Rolando, guerriero di Carlo Magno o di come San Giacomo riportò alla vita un galletto arrostito come prova della sua presenza sul cammino (ma di quest’ultima storia o leggenda vi racconterò più in là). Una civetta che avverte di un temporale incombente, il colore del cielo o il frutto di un albero. Sapere se sia commestibile o meno. Si apprezza la compagnia dei suoni del bosco e dell’alba discreta e maestosa che sorprende le ore di marcia mattutina. Ci si sente piccoli, con dei pensieri piccoli e una vita piccola. Ci si calcola la propria nullità. Ognuno si mette in viaggio come crede. Tra i pellegrini, c’è chi sceglie di camminare da solo; qualcuno cerca compagnia con fastidiosa insistenza; altri ascoltano musica con le cuffie. C’è chi ascolta lo sgranocchiare del terreno sotto alle scarpe, il racchettare arzillo che incalza, il fruscio delle foglie.