Io viaggio, Perchè?

Forse perchè non ho ancora accettato quello che sono, come sono. Forse perchè in qualche modo mi sono sempre nascosto, e ora ho trovato soltanto un altro modo per continuare a farlo in modo più proficuo. Forse non ho accettato i miei difetti, i miei problemi e cercando di nascondere quelli ho cominciato a nascondere me. Creando anche altri me. Ognuno con una parte diversa, da recitare a seconda delle occasioni e delle situazioni. Ed ora, che vorrei soltanto essere uno, non mi trovo, continuo a cercarmi e intanto non sono nessuno. Fuggo da me, mi rincorro e credo di potermi ritrovare lontano. Che poi mi vada a cercare nei posti migliori come a Santiago di Compostela in Spagna è indubbio. Mentre mi cerco trovo pezzi di mondo che mi hanno fatto amare anche quello che inevitabilmente nel viaggio si scopre e si impara, si conosce, si vive e si condivide.

Sono tornato alcuni mesi fa dal lungo viaggio di Santiago di Compostela in Spagna dove ho percorso a piedi tutto il Cammino.
Da quarant’anni vivo ad Apricena, un tranquillo paesino del sud Italia. Ho una casa, una bella famiglia, ho una pensione che mi permette di fare una vita stabile e tranquilla.

Sono in viaggio?

Tecnicamente no, non credo che sia sufficiente vivere in una città o un paesino di provincia per poter dire di essere in viaggio. Se la migrazione è definitiva o progettata per durare a lungo, si tratta di fatto di un trasferimento.

Tuttavia al di là della retorica per cui “la vita è un viaggio (e viaggiare è vivere due volte)”(Omar Khayyam) effettivamente se non sono in viaggio, sono quanto meno in movimento.

Generalmente si parla di viaggio quando vi è uno spostamento più  o meno continuo per un periodo più o meno lungo, ma come si sa, ogni viaggio comporta anche un cambiamento interiore e quindi un moto dello spirito. Che movimento e spostamento debbano coesistere per poter rientrare nella categoria viaggio non è scritto nella definizione, che anzi, contempla entrambe le possibilità: viaggio fisico e metaforico.

A questo punto dipende dalla indole personale e da quanto ciascuno di noi sa e vuole viaggiare nella propria mente, nella propria quotidianità, nel proprio territorio e nel mondo.

Detto questo alla domanda se sono o meno in viaggio rispondo si, ora lo sono sempre.

Cambio velocità, modi, compagni, percorsi, paesaggi, ma non credo di essermi mai fermato troppo a lungo.

Anche in questo caso gli aggettivi e le caratteristiche notoriamente riferite ai viaggi intorno al pianeta sono applicabili ai viaggi interiori.
La velocità, per esempio, è determinata dalla quantità di stimoli che ricevo dall’esterno, che accelerano il pensiero accostando immagini, visioni, fantasie. Oppure i paesaggi, che non sono altro che i territori della cultura e delle diversità che adoro esplorare.

Per esempio per quanto la Spagna sia un Paese Europeo, e fossi convinto di conoscerlo a sufficienza da preferire viaggi in Africa o Sud America, mi stupisce per le sfumature che colgo apprendendo lentamente il linguaggio delle persone che si incontrano lungo il Cammino, per come vengano affrontati alcuni temi, per la forma mentis diversa da noi italiani (al di là dei luoghi comuni che tendono a banalizzare i dettagli), per il clima. Già, il clima. Si legge sui libri, si sente nei bar la vecchia storia che al nord della Spagna la gente è più fredda rispetto ai Paesi mediterranei. Tutte cavolate retoriche.