Il mio primo cammino e la preghiera

Tatiana decise di posare un fiore ed una preghiera per ogni croce

Sul Cammino capita di imbattersi, non senza emozione, in piccoli cippi, croci o piccole aiuole ornate da vegetazione appositamente composta, o anche da targhe commemorative di eventi di enorme eccezionalità. Sono i segnali dei luoghi dove alcuni pellegrini, negli anni, sono morti sul percorso. La fatica, la concomitanza di malori, l’impegno al di là delle proprie possibilità fisiche, forzate oltre il limite da una volontà tenace esercitata per fede o ambizione, hanno fermato quei viandanti, abolendo violentemente la loro meta e mozzando loro quei sentimenti che germogliano su questa via. Prima di partire per il nostro primo cammino, quando valutavo le difficoltà che potevano insorgere, ovviamente al momento senza conoscerle né figurarmele, pensavo alla lunghezza del percorso, alla cadenza dei molti chilometri da affrontare ogni giorno che immaginavo ossessiva, con il peso gravoso dello zaino che poteva diventare insopportabile sulle mie spalle già gravate dalla mia età. Certamente mi sentivo sufficientemente confortato dalla consapevolezza di essere in grado di fare lunghe camminate e dall’esperienza acquisita negli anni in molte ragguardevoli fatiche affrontate e superate. Tuttavia, una latente apprensione aleggiava nei miei pensieri. Il libro che avevo consultato, fra l’iperbole, il serio e il faceto, avvertiva: “Se non terrete conto di certi fattori, ne morirete”. Tutto questo insinuò nella mia mente un’insolita considerazione, un po’ arditamente fantasiosa ma pertinente: potrei morirci? Sì, certo. Potrei morirci. Ma non rinuncio. E fu così che inizio il nostro primo cammino.