La fonte del vino sul cammino

Salutata Estella, a circa 3 km lungo il cammino, prima del monastero de Irache, una fonte di acqua e vino offrono il miglior antidoto contro l’insiunuoso tratto che conduce a Villamayor de Monjardín caretterizzato da coltivazioni di vigneti e uliveti.

Siamo in un territorio dove le distanze tra un paese e l’altro sono notevoli e al di fuori dei centri abitati non c’è nulla; la solitudine si fa sentire. Lasciate le case di Ayegui, cittadina fusa con Estella, il pellegrino si trova alla fonte del vino installata dalle Cantine di Irache che sgorga vino in orario di ufficio. Dopo un sorso di rigore il pellegrino si trova con l’impressionante mole del Monastero di Santa María la Real de Irache. Situato alla base di Montejurra, un tempo riceveva i pellegrini quando Estella ancora non esisteva. Il monastero di Irache che consta tra gli altri edifici, di una chiesa romanica ed un chiostro plateresco, ha avuto gran importanza nella storia navarrese, quantunque la sua epoca di maggiore splendore sia iniziata nella seconda metà del secolo XI, sotto il mandato dell’abate San Veremundo che ne incrementò i possedimenti ed il suo prestigio. Oggi purtroppo è disabitato.

“Caro pellegrino, se desideri raggiungere Santiago con forza e vitalità di questo gran vino prendi un sorso e brinda alla felicità alla Fuente de Irache, la Fonte del Vino”. Così la storica cantina Bodegas Irache ad Ayegui offre ristoro dando la possibilità ai pellegrini di dissetarsi alla sua fontana (che serve anche acqua) lungo il Cammino per Santiago.

In quella che per chi si mette in viaggio per Santiago di Compostela è ormai una tappa fissa, ma le cui origini sono molto antiche: questo angolo di Navarra lungo il Cammino era già conosciuto nel XII secolo come la “Terra del buon pane e del buon vino”. Risale a quell’epoca il vigneto da cui nasce il vino offerto ai pellegrini, la stessa del Monastero de Irache dove si trova la cantina, che anticamente veniva utilizzato come ospedale per chi intraprendeva il Cammino. Servendo un bicchiere, i proprietari della cantina proseguono così l’antica tradizione d’ospitalità di un tempo dei monaci di Irache.