7^ tappa Los Arcos – Logroño km. 27

Martedì 12 giugno 2018

E’ ancora vivo nei nostri cuori la bellissima celebrazione del pellegrino ieri sera a Los Arcos. Il sacerdote al termine della messa ha raccolto tutti i pellegrini davanti all’altare e dopo la benedizione ha voluto conoscerci uno ad uno, stringendoci la mano e scambiando una parola. Questo ci ha permesso così di capire le diverse provenienze degli altri pellegrini.

Intanto il Cammino prosegue e oggi abbiamo lasciato la regione Navarra e siamo entrati in quella della Rioja. Stamane ci siamo alzati molto presto verso le 5:00 e dopo mezz’ora eravamo già in cammino.

Io mi ero proposto di trovare del tempo per osservare la bellissima stellata, ma Tatiana mi ha ricordato che dovevamo recuperare i km. di ieri. Probabilmente si è messa d’accordo con il cielo tanto è vero che dopo un po’ si è annuvolato. All’alba le nubi sono poi sparite tutte.

La tappa di oggi non ha presentato grosse difficoltà, ma solo 10 km. di sali scendi che ci hanno un po’ tagliato le gambe. In totale comunque i km. fatti sono stati 27.

Abbiamo passato solo un paese interessante Viana. Da qui si scorge  Logroño assopita nella pianura, tutta campagna e … ancora campagna e zona industriale. Lungo il cammino ci siamo imbattuti in parecchi “resti” dei pellegrini che ci hanno preceduto nella marcia, che ci hanno fatto meditare sulle possibili cause: hanno allegerito lo zaino, dopo 6 giorni ormai lo senti che ti schiaccia la schiena; hanno voluto lasciare un messaggio di dissuasione ai pellegrini; oppure più semplicemente l’hanno persa. (Un solo scarpone?)

Il bel tempo come al solito ha reso difficile l’arrivo a Logroño. In albergo sbrighiamo le solite cose e poi ritagliamo il tempo per una breve visita alla città.

Una delle città più significative del Cammino di Santiago è senza dubbio questa (Logroño), era per i Templari il punto di partenza del Cammino.

Sul pavimento della piazza di questa città, dietro alla chiesa di san Giacomo,  c’è un gigantesco  Juego de la Oca, opera del XX secolo, che percorre il Cammino di Santiago attraverso la rappresentazione, nelle caselle significative,  delle città e dei monumenti principali.

Nel percorso disegnato sulla piazza Logroño è raffigurata nella casella di partenza, mentre la casella finale ha il numero 63 (numero insolito) perché in quell’anno, il 63 d.C, Giuseppe d’Arimatea iniziò l’evangelizzazione dell’Inghilterra.

Una tradizione sostiene che il “gioco dell’Oca” sia ispirato al Cammino di Santiago e sia stato inventato dai Templari nell’XI secolo. Il gioco aveva inizio proprio a Logroño.

  • Il valore simbolico del Gioco dell’Oca.

Per il giocatore superficiale e poco attento varrà, con molta probabilità, il consiglio di rivolgere la propria attenzione a qualcosa di più “moderno”; la ricchezza dell’Oca è tesoro per pochi, per quei pochi che, avendo occhi attenti non per guardare, ma per investigare, rimangono colpiti dalle implicazioni

Il “Gioco dell’Oca”, come il labirinto richiede, prima di poter arrivare al traguardo, di affrontare difficoltà e pericoli. Non è scontato che il giocatore riesca ad arrivare alla fine: il suo cammino può interrompersi o ricominciare per diversi motivi e infinite volte. L’unico modo per poter vincere subito, senza fatica e senza continuamente fare affidamento ai dadi sarebbe quello di fare 9 al primo tiro e così arrivare al traguardo saltando di oca in oca. Questa possibilità è esclusa dalle regole:

Chi al principio del Giuoco sortirà con i dadi il n°9 se per in numeri 6 e 3 andrà al n°26, e se per i numero 5 e 4 andrà al n°53.

Il premio finale può essere conquistato solo passando attraverso le prove e le peripezie previste dal cammino che, una volta superate, aprono il giocatore a una nuova visione della realtà.

  • Un  percorso di unificazione

Il percorso del “Gioco dell’Oca” è disposto a spirale, dall’esterno verso l’interno. Per chi lo compie è un percorso di unificazione interiore: dalla pelle al cuore, dalle tante cose che si fanno a chi si è, ritorno in sé e scoperta di sé.

  • Il Giardino delle Oche

L’obiettivo del gioco è raggiungere il “Giardino delle Oche”, il centro del tabellone, al quale si accede arrivando con un lancio di dadi esattamente alla casella 63 (la porta del “Giardino delle Oche”). Il “Giardino delle Oche” non è né una casella né un passaggio: è il luogo dove ci si ferma e dove si sta. Non è numerato ed è come se fosse fuori dalla serie e fuori dalla storia. Se fosse numerato sarebbe il numero 64: il numero che per i discepoli di Pitagora rappresentava il duro cammino che dà accesso alla perfezione, numero composto da 6 e 4, la cui somma è 10, ossia la perfezione, l’Unità, il motore immobile, Dio.

  • Il Cammino di Santiago

I significati simbolici illustrati sono gli stessi del Cammino di Santiago: il pellegrinaggio come metafora della vita, un cammino iniziatico che dà significati nuovi alla realtà, un percorso di unificazione interiore.

Merita un’attenzione particolare l’identificazione della meta del Cammino di Santiago nei simboli del “Gioco dell’Oca”. Solitamente la tomba di san Giacomo è associata alla casella 58 (la morte) mentre la città di Santiago alla casella 59 (l’ultima oca). Queste due caselle non sono la fine del cammino, che invece prosegue sino a Finisterre (casella 63), la fine del mondo, dove si intuisce la meta vera, che è il Paradiso e la comunione piena con Dio.

  • Il Significato simbolico dell’Oca

Per la cultura classica l’oca e il cigno erano simbolicamente relazionati alla saggezza, all’iniziazione dei giovani. Nel medioevo il simbolismo si arricchisce della visione celtica, secondo cui l’oca è simbolo dell’aldilà e guida dei pellegrini. I popoli antichi gaelici della Spagna settentrionale attribuivano al maestro l’appellativo di “oca” perché questa rappresentava una sapienza superiore, guida inviata dagli dei. I mastri costruttori delle cattedrali medioevali adottarono la zampa d’oca come simbolo di creatività .

L’oca gode inoltre nell’alto medioevo di un particolare valore simbolico legato alla sua presenza nella tradizione orientale prima e cristiana poi. La nota storia delle oche del Campidoglio, conferisce a quest’animale da cortile, confuso nell’Antichità indifferentemente con il cigno, un ruolo di guardiano che lo accompagna avanti nei secoli. L’oca è compagna e guardiana di san Martino di Tours (315 ca. – 397 ca.), l’oca è nell’XI secolo alla guida dei pellegrini verso Gerusalemme. Ma l’oca selvaggia è anche il bianco volatile ferito da un falco che incanta il giovane Perceval di Chrétien de Troyes (1160-1190) e poi il Parzifal di Wolfram von Eschenbach (1170 ca. – 1220 ca.)

Nel Gioco dell’Oca, quelle con l’oca sono le uniche caselle esclusivamente positive: permettono di avanzare speditamente lungo il cammino. Si dice che sono 13 come erano nell’antichità le 13 tappe del cammino di Santiago e che rappresentassero quei luoghi sicuri sotto la protezione dei templari. Le caselle con l’oca sono d’altronde anche le uniche sulle quali non è possibile fermarsi ma danno una spinta verso la meta. Quante di queste “oche” si incontrano lungo il cammino di Santiago! Possono essere luoghi, persone, parole, celebrazioni, preghiere, eventi, incontri… Nel gioco dell’Oca le oche hanno a che fare con la meta: sono le oche del “Giardino” che entrano nella spirale, prendono il giocatore e lo attirano verso il luogo da cui provengono. È la stessa logica dell’incarnazione: l’uomo non può raggiungere Dio se non è Dio stesso che entra nella storia, apre una strada verso di se e accompagna l’uomo che, da solo, rischia di smarrirsi. In questo contesto Gesù è l’”oca” per eccellenza, come lascia intendere il crocifisso che nella chiesa templare a Puente La Reina, proprio all’inizio del Cammino, è issato su di una croce che è fatta a zampa d’oca. È lui che dischiude all’uomo la vera sapienza, è lui la nostra guida, è lui il nostro maestro.

Il gioco dell’oca è iniziatico, come lo è il Cammino di Santiago, perché ci insegna non a temere i pericoli che il Caso ci riserva nella vita ma ad affrontarli, scoprendo in essi le occasioni (a volte anche dolorose) che la Provvidenza semina nel nostro cammino per diventare veramente uomini e giungere così alla meta. Così è possibile scorgere la mano dell’”oca” che, nascosta nella storia, con cura e pazienza guida la nostra vita. Se osserviamo con attenzione le caselle speciali del gioco e il loro funzionamento comprendiamo ancora meglio.

Ma vediamole nel dettaglio:

Casella 6: il Ponte. Chi capita in questa casella paga il pegno convenuto e salta immediatamente avanti alla casella 12.

Questa casella rappresenta tradizionalmente il ponte romanico di Puente La Reina, costruito all’inizio del XI secolo da una regina per agevolare il flusso dei pellegrini di Santiago. È il primo e improvviso salto in avanti, un primo vantaggio, seppur piccolo. La casella sembra essere simbolo dell’entusiasmo iniziale, dell’energia istintiva: vantaggiosa ma non esente da pericoli, come ricorda il pagamento del pegno. Essendo il ponte, a differenza delle oche, una costruzione umana, rappresenta anche il debito verso la storia precedente, grazie alla quale i nostri passi si affrettano verso la meta e di cui bisogna essere custodi e responsabili per le future generazioni (il pegno pagato).

Casella 19: l’Osteria “del tempo perduto”. Chi capita in questa casella paga il pegno convenuto e sta fermo un turno.

Questa casella rappresenta gli ostelli e i luoghi dove il pellegrino può trovare rifugio e riposarsi ma anche il luogo dove sono in agguato la pigrizia, l’ubriachezza, i piaceri e il vizio che fermano e rallentano il cammino.

Casella 31: il Pozzo “dell’errore grave”. Chi capita in questa casella paga il pegno convenuto e sta fermo finché un altro giocatore venga al suo posto a liberarlo.

La casella del pozzo si trova esattamente a metà del cammino: è come se il simbolo ci dicesse che giunti a metà del percorso è possibile commettere l’errore grave di fermarsi, di fissarsi e irrigidirsi nell’orgoglio, nelle posizioni e nelle convinzioni acquisite. Il Pozzo non è per forza la fine di tutto ma da esso si può uscire purificati dall’acqua (a volte il Pozzo è associato al Monte do Gozo, l’ultima tappa prima di raggiungere Santiago, l’ultima occasione per purificarsi) e umili (la consapevolezza che non si può uscire dal Pozzo da soli).

Casella 42: il Labirinto “della scelta del cammino”. Chi capita in questa casella paga il pegno convenuto e torna nella casella dalla quale è arrivato.

Come i labirinti che si trovano disegnati sui pavimenti di molte chiese (anche del cammino di Santiago) la casella 42 impone la prova della pazienza: chi vi capita deve mettere un freno alla sua smania di raggiungere al più presto il traguardo e tornare indietro sui suoi passi per meditare sulla scelta del cammino. Il labirinto inoltre ci appare come simbolo delle scorciatoie illusorie, del pericolo della fretta e delle decisioni avventate, il pericolo in cui può incorrere il pellegrino sprovveduto che non conosce le regole del Cammino.

Casella 52: la Prigione. Chi capita in questa casella paga il pegno convenuto e sta fermo finché ottiene un 5 o un 7 con 2 dadi.

La Prigione è il luogo dove si è trattenuti non per propria volontà ma è anche un luogo dove i propri passi vengono custoditi, all’insaputa e con il disappunto del giocatore stesso. La prigione custodisce dalla morte, infatti i numeri da ottenere per uscire sono il 5 (con questo numero si arriva alla casella 57, quella prima della morte, rendendo così irraggiungibile la casella 58 perché non è possibile, lanciando 2 dadi, ottenere il numero 1) e il 7 (con questo numero si arriva alla casella 59 e la casella della morte è così superata).

Casella 58: La Morte o La Tomba. Chi capita in questa casella paga il pegno convenuto ma non può proseguire e ritorna all’inizio del gioco.

Questa casella è la più terribile del gioco perché, giunti ormai in vista della fine, ci obbliga a ricominciare da capo. È il simbolo della fatalità, del destino avverso che colpisce nel momento più inaspettato, quando la felicità sembrava a portata di mano. Ma questa casella non è il simbolo dell’annientamento totale ma anche e soprattutto di una speranza, pur nella sciagura: la possibilità di ricominciare il gioco. Questi significati si arricchiscono se pensiamo che questa casella è associata alla Tomba di san Giacomo: la meta del Cammino di Santiago, ma non la meta del gioco della vita. Da Santiago si intuisce la meta con più chiarezza ma siamo costretti a ricominciare la nostra vita quotidiana, arricchiti dall’esperienza vissuta.

Dati tecnici della giornata:

  • Partenza ore: 5:40
  • Km percorsi: 27
  • Dislivello: minimo
  • Meteo: sole velato
  • Tempo impiegato: 8:30
  • Fino qui in totale:
  • Totale km. percorsi: 172,8
  • Km stimati a Santiago : 626,2